#101calabrie: Mattia Preti il Cavaliere calabrese

Pubblicato il da Calabresi Creativi

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#101calabrie: Mattia Preti il Cavaliere calabrese

Mattia Preti nacque a Taverna, in provincia di Catanzaro, un piccolo centro situato nella Sila piccola catanzarese, ai margini della scena culturalmente più viva del suo tempo.

Preti nasce terzo di una numerosa stirpe appartenente al ceto intermedio delle famiglie "onorate", non ricche di possedimenti o beni materiali ma di "qualità morali e intellettuali"
La madre, Innocenza Schipani, apparteneva ad una delle quattordici famiglie nobili di Taverna, da tempo insediata nel borgo di San Martino, nella cui chiesa parrocchiale possedeva una cappella gentilizia che ospitò il battesimo del piccolo Mattia il 26 febbraio 1613, due giorni dopo la nascita. Il suo precettore fu don Marcello Anania, parroco della Chiesa di Santa Barbara di Taverna, che lo istruì «nella grammatica e nelle buone lettere, nel corso dei quali studiò spinto da un genio naturale, solea copiare alcune stampe degli elementi del disegno lasciate in casa da Gregorio suo fratello, allorch'ei partì per Roma»
All'inizio degli anni '30 migra a Roma, presso il fratello maggiore Gregorio già avviato alla pittura. In quell'ambiente conosce la produzione pittorica di Caravaggio e dei caravaggisti, avvertendone un forte richiamo e cominciando a creare egli stesso opere di geniale magnificenza; Longhi lo ritiene, infatti, "secondo solo a Caravaggio". A Roma vive circa trent'anni, viaggiando nel frattempo per l'Italia ed all'estero: Bologna, Cento, Venezia, Genova, le Fiandre e la Spagna furono altrettante tappe della sua ricerca pittorica. Negli affreschi di San t'Andrea della Valle a Roma (1650-51) mostrò interesse anche per la pittura di Domenichino. Nell'Italia settentrionale si accostò alla pittura emiliana dei Carracci, di Lanfranco, del Guercino e alla pittura veneta del Veronese. Eseguì tra l'altro gli affreschi di Palazzo Doria-Pamphili di Valmontone (1658-61). 

Nel 1642 l'investitura che gli valse il titolo di Cavaliere di Malta permette all'ormai apprezzato artista di avere frequentazioni di rango nel proprio campo oltre che nell'àmbito sociale. 

Dal 1653 il pittore soggiorna a Napoli ove esegue cospicue serie di affreschi e numerose pale d'altare, divenendo personalità di spicco nella città. Ivi definisce il suo stile in modo più personale all'interno del realismo figurativo vigente in quella città, ed esegue dipinti di matrice caravaggesca mediata attraverso lo studio dell'opera di Battistello Caracciolo e di Massimo Stanzione. Nel 1656 incontra il giovane ma già affermato astro nascente della pittura napoletana Luca Giordano. Tra il 1657 e il 1659 esegue gli affreschi votivi dipinti sulle porte della città per la fine della peste, purtroppo oggi perduti; nei bozzetti per i distrutti affreschi Mattia Preti sfodera tutto il suo repertorio, dai ricordi caravaggeschi (i morti dal corpo livido in primo piano) al Guercino, e attraverso di lui i veneti, e ancora la contemporanea pittura romana, per costruire una composizione teatrale, consapevolmente drammatica. Esegue il ciclo, sul soffitto della chiesa di San Pietro a Maiella, con Storie della vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d'Alessandria, le due redazioni del Figliuol prodigo che oggi si trovano al museo di Capodimonte e a Palazzo Reale a Napoli, il San Sebastiano per la chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori e la Madonna di Costantinopoli nella chiesa di Sant'Agostino agli Scalzi. 

Nel 1661 è richiamato dal Gran Maestro dell'Ordine, il Cottoner, a Malta, dove si stabilisce e si impegna come pittore ufficiale dei Cavalieri dell'Ordine nella decorazione della cattedrale di San Giovanni a La Valletta e in numerose tele per le chiese dell'isola. Fino al 1699, anno della sua morte, produce a Malta una mole di opere che, collocate nel contesto creativo dell'intera vita, fanno ipotizzare al Sergi una produzione complessiva di oltre 400 tra tele ed affreschi. 

Dal 1672 realizza numerose tele nelle chiese della natia Taverna, molte delle quali sono esposte nella chiesa di 
San Domenico e nel Museo Civico

La pittura è stata per Mattia Preti l'essenza della sua vita ed il tramite per avvicinarsi a Dio, tanto che amava dire ai poveri che considerava tanto: "per voi dipingo, non avendo per me bisogno di nulla". Numerosi gli studi condotti sulla sua produzione
pittorica. 

 

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